Palazzo Farnese

La costruzione di Palazzo Farnese, dovuta alla volontà di Margherita d’Austria, moglie di Ottavio Farnese e figlia di Carlo V, avvenne ai margini della città verso nord, non lontano dalle rive del Po, dove sorgeva la Cittadella viscontea, un castello, in parte tutt’oggi visibile, fatto edificare da Galeazzo II Visconti del 1352.

Il progetto, datato 1561, fu di Jacopo Barozzi detto il Vignola, architetto legato alla casa farnesiana. La fabbrica vignolesca, affidata ai mastri murari Giovanni Bernardo Dallavalle, Giovanni Laverzari e Bernardo Panizzari, detto il Caramosino, procedette alternando periodi di intenso lavoro a ripetute sospensioni. L’impresa, finanziata dalla municipalità piacentina, si arrestò nel 1602. La parte del palazzo effettivamente costruita corrisponde a meno della metà dell’edificio ideato da Vignola e manca di molti degli elementi decorativi previsti, come si può notare osservando il modello ligneo eseguito nel 2004 ed esposto nelle sale del Museo Civico.

Con l’estinzione dei Farnese e il passaggio dei loro beni ai Borbone iniziò la sua decadenza. Quando nel 1734 Carlo di Borbone divenne re di Napoli, trasportò ivi i quadri e gli arredi del palazzo piacentino. In seguito fu saccheggiato dalle truppe napoleoniche nel 1803, divenne caserma e alla fine del secondo conflitto mondiale fu occupato dai senza tetto.

Con il passaggio dal Demanio militare a quello civile negli anni Sessanta è cominciato il suo recupero che nel 1965, con la costituzione dell’Ente per il Restauro di Palazzo Farnese, ricevette un forte impulso, grazie anche al contributo del Ministero per i Beni Culturali, del Comune di Piacenza, della Regione Emilia Romagna, di diversi Istituti di credito e sponsor privati e dell’Amministrazione provinciale.

Nel gennaio 1977, grazie all’ardito allestimento del secondo piano, l’Archivio di Stato di Piacenza per primo vi apriva i battenti. Con l’ottenimento di una sede così degna, si realizzava lo stesso progetto accarezzato dal podestà Barbiellini Amidei nel 1927 di adibire parte del complesso farnesiano – visconteo (Palazzo e Cittadella) ad archivio (e museo) storico della città, tentativo decaduto per il repentino siluramento del troppo vivace e ingombrante gerarca. Il merito dell’operazione portata a termine con successo giusto 50 anni più tardi spetta a Piero Castignoli e ad Alberto Spigaroli, già Sindaco di Piacenza, Senatore della Repubblica e Sottosegretario del primo Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, dal dicembre 1974 al novembre 1976. Il quadro fu completato nel 1978 quando l’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia Romagna, su incarico del Comune, curò il progetto per la destinazione a Museo Civico degli altri due piani fuori terra del palazzo e degli edifici della Cittadella. Infatti il Palazzo Farnese, oltre ad ospitare l’Archivio di Stato, è la più importante sede espositiva della città di Piacenza e i suoi “Musei” contano numerose sezioni.

Nel 2015 l’immobile denominato Palazzo Farnese (e Cittadella viscontea) è passato dal demanio statale a quello comunale grazie a un accordo con l’Agenzia del Demanio e all’Archivio di Stato, detentore anche di archivi pubblici,  è stato garantito il «regime di comodato gratuito sino al trasferimento definitivo del medesimo ad altra sede, trasferimento che si auspica possa avvenire entro cinque anni». Quindi è più che mai all’ordine del giorno l’adeguamento della sede sussidiaria di S. Agostino per tempo acquisita a questo scopo.

Ultimo aggiornamento

30 Maggio 2023, 12:59