Medioevo riciclato: frammenti che raccontano nuove storie
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Di seguito l’intervento di Marta Mangini all’inaugurazione della mostra il 1 ottobre 2025 presso l’Archivio di Stato di Piacenza.
Piacenza, l’Archivio di Stato il posto giusto al momento giusto
La storia del pensiero scientifico ci insegna che spesso le scoperte non nascono esclusivamente dalla pianificazione rigorosa, ma anche da un incontro fortunato tra contingenza e preparazione. Come diceva Pasteur, trovarsi nel posto giusto al momento giusto può cambiare radicalmente il corso di un progetto di ricerca, trasformando un’intuizione fugace in una svolta decisiva, proprio come accadde ad Archimede nella sua vasca o a Newton sotto l’albero di mele.
Ecco Piacenza, l’Archivio di Stato di Piacenza, innanzitutto, ma poi anche l’Archivio del Capitolo di S. Antonino, sono stati il posto giusto al momento giusto di un percorso di ricerca che, per quanto mi riguarda, proprio da qui ha preso il via e di cui la mostra che stiamo inaugurando oggi rappresenta una delle occasioni di restituzione dei risultati al pubblico.
Di cosa si tratta?
Era la primavera del 2016 quando Anna Riva, in occasione della preparazione della mostra In signo notarii, tenutosi presso questo Archivio di Stato, con la sua consueta generosità intellettuale che è prima di tutto piacere di condivisione e confronto, mi invitò a considerare i numerosi frammenti documentari di reimpiego ancora situ: adesi alle coperte di legatura dei registri, impiegati come fogli di guardia quando non addirittura come materiale di cucitura.
Erano quelli anni in cui il personale dell’Archivio di Stato era impegnato, tra gli altri, nel censimento di manoscritti liturgici e in genere librari, a latere del quale erano emersi però anche numerosi frammenti di natura documentaria.
Documenti che in un determinato momento del loro ciclo di trasmissione sono scartati perché ritenuti non più utili, ma che, una volta essere stati dismessi, non sono stati distrutti, bensì trasformati e reimpiegati in altri manufatti in ragione della consistenza e resistenza del materiale sul quale erano stati redatti, vale a dire la pergamena, ben si prestava ad essere riusato.
Si trattava allora, una decina di anni fa, di un terreno di studio del tutto vergine. Fino a tempi recenti, infatti, l’attenzione dei ricercatori, tanto in ambito italiano quanto internazionale, si è concentrata soprattutto sui frammenti di reimpiego di testi librari, con risultati anche molto importanti quanto a metodologie d’indagine e di descrizione, incontrando un successo crescente in particolare negli ultimi decenni. Per quanto riguarda invece il tema del reimpiego dei frammenti documentari mancava non solo dati e metodologia d’indagine, ma prima ancora l’interesse a studiarli.
Come avrete intuito, quello fu il momento giusto e il posto giusto:
- Il momento giusto per due ragioni:
- nel 2016 esisteva già una consolidata metodologia di studio dei frammenti librari che poteva utilmente fornire le basi iniziali per l’avvio di uno studio anche sui frammenti documentari: numerosi erano i progetti attivi in questo senso, a Piacenza, ma non solo.
- parallelamente erano anni in cui anche nell’ambito degli studi di storia della documentazione iniziava a muovere i primi passi un filone di ricerca cosiddetto di codicologia d’archivio, attento cioè agli aspetti materiali e strutturali delle fonti archivistiche e non solo agli elementi intrinseci e contenutistici
- Era poi Piacenza il posto giusto per due semplici ragioni:
- La prima conservativa: fin dai primi affondi a campione nella serie Atti dei Notai è risultato da subito evidente come il fenomeno del reimpiego raggiungesse qui caratteristiche quantitative e qualitative tali da consentire di affrontarne lo studio sulla base di una massa critica consistente, premessa indispensabile per immaginare l’avvio di un progetto strutturato.
- La seconda per così dire ambientale: tutto il personale dell’Archivio di Stato di Piacenza, prima sotto la Direzione di Gian Paolo Bulla e ora sotto quella di Anna Riva, è davvero un luogo in cui il ricercatore può fare ricerca, in cui non solo ci sono le condizioni per lavorare bene, ma in cui ci si trova bene e con questo intendo che si possono condividere progetti, idee, soluzioni, ci si può confrontare sui problemi e trovare assieme soluzioni operative e scientifiche.
Ecco, a partire da queste condizioni nel corso di una decina di anni molto è stato costruito: la rete di interessi intorno a questo tema si è allargata e più volte ha trovato modo di confrontarsi e di arricchire il questionario di ricerca, come è accaduto a Bologna, nel 2021, in occasione del convegno Documenti scartati, documenti reimpiegati. Forme, linguaggi, metodi per nuove prospettive di ricerca, durante il quale sono stati presentati casi di studio emersi da ricerche intraprese da singoli studiosi in diversi archivi e biblioteche italiani.
Grazie a iniziative sparse e non ancora strutturalmente connesse è cioè emersa la consapevolezza non solo che i frammenti documentari costituiscono una parte quantitativamente ragguardevole nel contesto del reimpiego di materiale manoscritto, ma anche che i metodi di descrizione elaborati per i frammenti librari non erano altrettanto adeguati ed efficaci per rappresentare quelli di natura documentaria, data la loro peculiarità di scritture giuridiche della cui vita è importante e assolutamente necessario ricostruire le diverse fasi e i differenti contesti di redazione, conservazione, dismissione e reimpiego, per comprendere al meglio i motivi per i quali essi furono scartati e poi trasformati e riconvertiti in altri oggetti o in porzioni di essi.
Il dialogo sempre più fitto e proficuo tra le colleghe e i colleghi soprattutto degli atenei di Roma ‘Tor Vergata’, Milano, Genova e Bologna ha poi permesso l’avvio di un progetto di ricerca biennale dal titolo REDDIS – REcycled mEDieval DIplomatics FragmentS (PRIN 2022 PNRR) che nel 2023 ha ottenuto il finanziamento dall’Unione Europea – Next Generation EU.
Un progetto nato per studiare con un approccio scientifico e interdisciplinare il fenomeno storico del reimpiego di supporti manoscritti veicolanti testi documentari latini, ebraici e greci di età medievale nel quale abbiamo ovviamente voluto coinvolgere nuovamente l’Archivio di Stato di Piacenza, oltre a una ventina di altre sedi di conservazione sparse tra Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna e Lazio.
Quella che inauguriamo oggi è dunque una delle cinque iniziative espositive organizzate a
- Bologna (Fondazione Lercaro, 25 settembre 2025)
- Piacenza (Archivio di Stato, 1° ottobre 2025),
- Roma (Archivio Capitolino, 30 ottobre 2025),
- Vercelli (Fondazione Museo del Tesoro e Archivio Capitolare, 9 ottobre 2025),
- Savona (Archivio di Stato, 28 novembre 2025)
dalle unità di ricerca a conclusione del progetto teso a studiare il fenomeno del riuso di supporti manoscritti recanti testi documentari di età medievale scartati e trasformati per essere rifunzionalizzati in oggetti (libri, ma non solo) oggi custoditi in sedi di conservazione pubbliche e private italiane quali archivi, biblioteche e musei.
Nello specifico la mostra, realizzata dall’Archivio di Stato di Piacenza e dal Dipartimento di Studi Storici ‘Federico Chabod’ dell’Università degli Studi di Milano, nasce dal desiderio di restituire al pubblico frammenti dimenticati della storia di Piacenza e del territorio di Piacenza, e non solo. Si tratta di documenti rimasti celati e dimenticati per secoli tra i materiali di riciclo che hanno assolto la funzione di coperte di legatura e carte di guardia di manoscritti conservati in vari fondi dell’Archivio di Stato di Piacenza.
Attraverso questi materiali di reimpiego, vorremmo cioè riflettere insieme a voi sulle pratiche medievali di scarto e di riciclo dei supporti scrittori, provando a chiederci:
- perché e quando e da chi alcuni documenti sono stati scartati
- e poi chi, quando, perché e in quali contesti alcuni di questi documentati scartati sono stati riutilizzati
- e ancora, cosa significa oggi studiare questi frammenti sia in termini di difficoltà pratiche sia in termini di dati che attraverso la loro disamina possiamo immaginare di attingere
Vi lascio con queste domande che sono state le nostre domande di ricerca: alcune di queste hanno trovata risposta, altre ancora, almeno in parte l’attendono: non vi svelo nulla di più per lasciarvi il gusto di visitare insieme a noi la mostra e scoprirne i segreti.
Ultimo aggiornamento
7 Ottobre 2025, 14:00
ARCHIVIO DI STATO DI PIACENZA