Terza Giornata nazionale del paesaggio: contributi

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Si pubblicano gli abstract relativi alla giornata di studi. La giornata è stata anche l’occasione per la presentazione del video “La nuova sede dell’Archivo di Stato di Piacenza. Nel 2019 il cantiere si riavvia(?)” pubblicato nella pagina Youtube dell’Archivio di Stato.

Indice degli abstract

Abstract

Il paesaggio agrario, un equilibrio tra sostenibilità ambientale e sostenibilità imprenditoriale

Emanuela Torrigiani, Presidente Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Piacenza

La famosa frase attribuita a Darwin per cui sopravvive chi si adatta ai cambiamenti può essere  applicata ai paesaggi dell’agricoltura, realtà in movimento, identità culturali dei territori che possono mantenere il loro valore nel tempo, con interventi legislativi coerenti finalizzati al sostegno dell’attività agricola produttiva.

Assecondare la sostenibilità economica dell’impresa agricola come strumento di tutela indiretta del paesaggio agrario è assolutamente un’azione vincente, dato che è spesso stato evidente che l’approccio vincolistico non è in grado di preservarne l’attività imprenditoriale e dunque nemmeno il paesaggio agrario stesso. Ossia il vincolo legislativo, soprattutto in territori dove l’attività agricola è poco redditizia per la morfologia dei suoli o perché lontano da efficienti vie di comunicazione ha prodotto l’effetto di una disincentivazione dell’agricoltura con effetti negativi sulla buona manutenzione del territorio

E’ il sostegno alla produttività agricola che può frenare l’abbandono della coltivazione agraria dei terreni o impedire che si possa cedere alle facili lusinghe degli industriali dell’energia che propongono l’installazione di impianti fotovoltaici o piantagioni di monocolture a fini energetici, con grave pregiudizio per la tutela della biodiversità e di tutti i servizi ambientali che l’agricoltura eroga alla collettività.

Il settore primario è infatti un settore multifunzionale, ossia capace di produrre una serie di beni e servizi pubblici, dette esternalità positive (conservazione e valorizzazione del paesaggio, conservazione della biodiversità, salvaguardia dell’equilibrio idrogeologico, funzione dei boschi nello stoccaggio di CO2 e assorbimento di inquinati atmosferici, funzione sociale, didattica, ricreativa), congiuntamente alla produzione del bene principale, i quali aumentano il benessere collettivo e quindi il valore di un dato territorio.

Prima della PAC (Politica Agricola Comunitaria) le aziende agricole producevano esternalità senza ricevere alcuna remunerazione. Dal 1985 ad oggi l’Unione Europea ha posto l’attenzione sul sostegno al reddito dell’imprenditore agricolo cambiando la tipologia di aiuto: dalle politiche di regolamentazione dei mercati e dei prezzi e agli aiuti diretti al redito degli agricoltori, l’intervento pubblico è stato successivamente legato alla necessità di favorire lo sviluppo rurale inglobando i temi della multifunzionale dell’attività primaria. La Pac2014-2020 contempla il pagamento per il greening (il rispetto di alcune pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente) dedicando a questo comparto il 30% circa dei pagamenti diretti. Ossia verranno beneficiate il mantenimento del pascolo permanente, la diversificazione delle colture, il mantenimento di un’area di interesse ecologico pari al 5-7% dei terreni agricoli aziendali (siepi, alberi, terreni lasciati a riposo, biotopi caratteritstici, fasce tampone, superfici oggetto di imboschimento) ed è previsto inoltre un premioper i giovani ed i piccoli agricoltori.


Quindi agricoltura e tutela del paesaggio, un binomio vincente a cui è riconosciuto un modesto aiuto comunitario, ma è urgente che il mondo agricolo diventi sempre più soggetto attivo nel mantenimento delle risorse naturali, nella gestione e valorizzazione del paesaggio e del patrimonio culturale dei territori rurali, al fine che non dilaghino attività antropiche con usi del suolo agrario impropri e dequalificanti e tenendo ben presente anche che la cura del paesaggio rurale difende il suolo dall’erosione superficiale e previene il dissesto idrogeologico che troppe emergenze provoca in Italia.


Il Paesaggio nella Legislazione dei Beni Culturali

Marina Ferrari, architetto, Soprintendenza ABAP per le Province di Parma e Piacenza

Si tratterà del regime vincolistico attuale in tema di paesaggio, della sua natura intrinsecamente estetizzante che conduce ad una visione statica del paesaggio, della necessità di operare un cambio di rotta nella concezione del paesaggio stesso.

I limiti di tale atteggiamento sono oggettivamente visibili e si sono manifestati nella reale incapacità di preservare in maniera compiuta i valori paesaggistici, sia a livello locale che nazionale.

Il mutamento di atteggiamento nei confronti del tema “paesaggio” deve essere prima di tutto culturale, anche se la norma può essere di grande aiuto.

Analisi comparata tra esempi di vincoli “storici” nella Val Baganza (PR) e di vincoli “moderni” in provincia di Piacenza.

La Carta Nazionale del Paesaggio fornisce indirizzi e spunti di azione individuando, quale strumento primario, il Piano Paesaggistico Regionale nel quale devono confluire in modo organico e multidisciplinare le istanze provenienti dal territorio.


Francigena in Comune: strategia di rigenerazione urbana e paesaggistica lungo i cammini storici nel piacentino

Associazione dei Comuni di Pontenure, Alseno, Cadeo, Calendasco, Fiorenzuola d’Arda, Gragnano Trebbiense – Project management: arch. PhD Vito Redaelli/SRSARCH

Gli itinerari culturali e storico/religiosi sono stati nel passato una risorsa per lo sviluppo dei territori europei e italiani: hanno strutturato la storia dei luoghi, generato paesaggi ed economie intorno ai commerci, sviluppato comunità e scambi culturali/religiosi a scala locale e internazionale. Oggi quella rete rappresenta uno dei principali strumenti per promuovere un’innovativa tutela e rigenerazione del territorio, soprattutto in chiave di turismo “esperienziale”: riscoprire paesaggi, valorizzare patrimoni pubblici dismessi e generare nuovi servizi sul territorio ed economie sociali.

Se in Europa alcune buone pratiche dimostrano tutta questa potenzialità (ad esempio, il cammino di Santiago de Compostela), in Italia, invece, manca ancora una piena consapevolezza come dimostrala Via Francigena, l’altro itinerario europeo principale tra Canterbury e Roma. Dal 1994 classificato “Itinerario Culturale” dal Consiglio di Europa,la Via Francigenasino ad ora – salvo alcune sperimentazioni virtuose – non è stata in grado di promuovere un autentico sviluppo culturale del territorio e delle proprie eccellenze paesaggistiche: si pensi, ad esempio, nel piacentino allo straordinario “Guado di Sigerico” mitico attraversamento del fiume scelto dall’arcivescovo Sigerico nel 990 nel suo viaggio di ritorno a Canterbury, tutt’ora possibile grazie ad un taxi-boat attivo 360 giorni l’anno. Analogo ragionamento potrebbe essere fatto per altri patrimoni culturali e paesaggistici nel piacentino.

In questo contesto culturale, che è quello della Convenzione Europea del Paesaggio e della Convenzione di Faro, si colloca la partecipazione al “Bando Rigenerazione Urbana”, promosso nel 2018 da Regione Emilia Romagna, da parte della Associazione dei 6 Comuni (Pontenure, Alseno, Cadeo, Calendasco, Fiorenzuola d’Arda, Gragnano Trebbiense) con FRANCIGENA IN COMUNE, vincendo il co-finanziamento regionale.

Oggetto della strategia è elevare l’attrattività della Via Francigena insieme al restauro/riattivazione di edifici e spazi pubblici dismessi nei 6 Comuni che diventeranno, a loro volta, servizi di accoglienza dei cittadini locali e turisti/pellegrini. Un circolo virtuoso e una nuova leva di tutela paesaggistica alla base di una rigenerazione trasversale (urbana, culturale, socio-economica, di fruizione) del sistema cammini storici-territorio nel piacentino, coinvolgendo anche il Cammino di San Colombano e, in futuro, altri itinerari.
La strategia prevede sia interventi materiali (opere pubbliche per rafforzare i 6 “punti tappa” lungo i cammini storici) che azioni immateriali (partecipazione, comunicazione e concorso di progettazione di arredi francigeni) per rafforzare il legame con la cittadinanza e unire le progettualità nei 6 Comuni.

Una politica innovativa che nasce dal basso, unisce le idee e le forze di più Comuni verso la valorizzazione di paesaggi condivisi. Un’opportunità per riscoprire un’infinità di luoghi e paesaggi oggi dimenticati.


Un caso di riqualificazione urbana: «La nuova sede dell’Archivio di Stato di Piacenza. Il cantiere si riavvia?» (testo scaricabile)

Gian Paolo Bulla, Direttore dell’Archivio di Stato di  Piacenza

La realizzazione della nuova sede dell’Archivio di Stato di Piacenza, al di là delle ovvie implicazioni di natura culturale, rappresenta anche un caso di riqualificazione urbana e quindi un positivo cambiamento del paesaggio urbano? Ebbene sì, visto che insiste su un’area di pregio storico – ambientale, nel centro intramurario lungo uno degli assi viari storici, lo Stradone Farnese, voluto dal cardinale Gambara verso la metà del Cinquecento, arrestatosi incompiuto in prossimità della porta di S. Raimondo anziché terminare ad ovest a quella di S. Antonio.
Annosa, tribolata e incompiuta vicenda quella della nuova sede nel monastero di S. Agostino poi caserma Cantore che, dopo una lunga stasi sembra prendere nuovo vigore in virtù di un decreto del Ministro Bonisoli dell’ottobre 2018 volto ad affrontare i problemi di sicurezza di molti istituti del MiBAC, in particolare di quelli siti in immobili vincolati. Il decreto ha stanziato sei milioni di euro che, assieme ad un’altra somma precedente finalizzata ai bandi di progettazione e alle prime opere ma purtroppo non ancora utilizzata, permetterebbe di ultimare i lavori in S. Agostino. È evidente che la messa a norma dell’Archivio di Stato passa proprio dal completamento della nuova sede, come si potrebbe infatti impiegare totalmente la somma destinata alla sicurezza senza restaurare, adeguare e concludere tutte le opere che proteggono l’immobile, il patrimonio conservato e le persone? Ma ci sono avvisi contrari e il dibattito ha varcato le aule parlamentari.

Soffermiamoci alla riqualificazione. In questo progetto si affrontano, volenti o nolenti, rilevanti aspetti relativi al recupero del patrimonio storico-artistico piacentino, sicuramente una di quelle attività che promuovono «la cultura del paesaggio in tutte le sue forme», come recita il decreto ministeriale istitutivo della Giornata nazionale del Paesaggio, «mediante il concorso e la collaborazione delle Amministrazioni e delle Istituzioni, pubbliche e private». E da questo punto di vista gli obbiettivi e le aspettative del Ministero per i beni e le attività culturali, sul versante archivistico ma anche su quello più schiettamente artistico, coincidono e dovrebbero, mi sembra, coincidere con quelli dell’Amministrazione Comunale di Piacenza.

Il trasferimento dell’Archivio dalla sua ultraquarantennale collocazione nel Palazzo Farnese diventato proprietà del Comune significa, da una parte, destinare completamente il palazzo ducale a funzioni museali e ricreative. Dall’altra, non possiamo in nessun modo nasconderlo, rappresenta anche il recupero di un altro gioiello architettonico, significa riportare in luce, almeno parzialmente, le emergenze architettoniche del monastero ora malmesse ma non scomparse. E si tratta non solo del restauro e dell’adeguamento della stecca ancora demaniale del complesso agostiniano per farne una degna sede istituzionale per l’Archivio di Stato (che è l’Archivio storico della città) ma di continuare la riqualificazione di una grande area su cui insistono monastero, basilica, la Cavallerizza con Eataly, edifici diversi, un parcheggio pubblico e un’area verde.

Ebbene, con un ardito sorvolo su di essa e con una sbirciata agli interni dell’ala principale del monastero riveliamo il loro attuale stato nonché i fausti esiti possibili, ahimé ancora non scontati, di un progetto avviato molti anni fa e lungi dall’essere portato a termine. In questa Giornata del paesaggio (urbano) pertanto abbiamo puntato espressamente al video che è pubblicato sul canale YouTube dell’Archivio di Stato di Piacenza all’’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=-Oi6Ke7XEqw e a queste poche note che saranno ampliate con un approfondimento sul monastero negli eventuali Atti.


Monumenti vivi. Gli studi e gli esempi a Parma

Paola Madoni, architetto responsabile area Patrimonio architettonico Soprintendenza APAB di Parma e Piacenza e Francesco Mezzatesta, naturalista

Esistono specie animali che aiutano a proteggere la salute degli esseri umani. E’ il caso dei rondoni e delle rondini che essendo predatori di zanzare e mosche (ogni individuo cattura in media 6000 insetti ogni giorno) rendono meno necessario il ricorso agli insetticidi. Essendo le zanzare vettori di pericolose malattie come Chikungunya, Leshmaniosi, ecc. si può dire che rondini e rondoni sono nostri preziosi alleati nella lotta contro gli insetti pericolosi. I loro escrementi peraltro non sono paragonabili a quelli dei piccioni o dei mammiferi in quanto sono costituiti da chitina che è paragonabile alla cheratina dei nostri capelli. In particolare i rondoni che vivono perennemente in volo e che non possono posarsi al suolo (per via delle ali lunghe e delle zampette molto corte) come invece fanno le rondini, hanno bisogno per riprodursi, di un foro in una parete muraria o su un tetto dove penetrare per nidificare per poi uscire dalla cavità lanciandosi nel vuoto senza toccare terra.


Spunti per la conoscenza e la tutela del patrimonio architettonico nel paesaggio piacentino

Valentina Cinieri, Ingegnere PhD, Specialista in Beni Architettonici e del Paesaggio, Professore a contratto, Università di Pavia

Il termine paesaggio è associato ad una pluralità di significati.La Convenzioneeuropea del paesaggio (Firenze, 2000) non fornisce chiarimenti dettagliati sul termine, ma riporta un concetto di paesaggio inteso come “percezione” da parte delle popolazioni, il cui carattere «deriva dall’azione di forze naturali e/o umane e dalle loro interrelazioni». La definizione riportata dall’enciclopedia Treccani descrive invece il paesaggio come «parte di territorio che si abbraccia con lo sguardo da un punto determinato […] con particolare riferimento a panorami caratteristici […] ma anche, più in generale, a tutto il complesso di beni culturali che sono parte fondamentale dell’ambiente ecologico da difendere e conservare». Tale definizione riprende il vecchio concetto estetizzante di “bel panorama”, ma lo associa ad un’idea più moderna e vasta che fa riferimento ai quadri normativi e alla cultura attuali, ovvero paesaggio come patrimonio culturale da tutelare (cfr. art. 2, Dlgs 42/2004 e s.m.i.).

Riprendendo Carlo Tosco (2007), la recente legislazione stimola a considerare il paesaggio «come incontro tra la storia e i luoghi», ovvero come il prodotto di culture che vivono nel tempo e operano nello spazio. Diviene fondamentale la componente storica del paesaggio, inteso come «fenomeno stratificato», i cui strati, accumulati nel tempo, hanno portato alla sua trasformazione e alla rielaborazione delle stratificazioni precedenti. Lo storico che studia il paesaggio ricerca gli elementi di origine antropica o naturale che si sono conservati fino ad oggi e stabilisce metodi d’indagine per ricostruire le stratificazioni che si sonio sovrapposte.

Questa relazione considera lo studio di paesaggi antropizzati, ovvero territori in cui è stato presente l’uomo, interagendo con essi. In particolare sono oggetto di interesse i manufatti, ovvero «i prodotti materiali dell’uomo […] veicolo d’informazioni sulla cultura spirituale e materiale che lo ha prodotto» (Tosco, 2009).

Come per gli altri ambiti di ricerca storica, anche in questo caso il punto di partenza è rappresentato dall’analisi delle fonti. Per la storia del paesaggio antropizzato risultano dunque interesse di ricerca fonti scritte (testi), fonti figurate (immagini) e fonti materiali (manufatti territoriali).

La ricca documentazione d’archivio, messa a sistema con le testimonianze materiali che perdurano sul territorio piacentino, permette di comprendere le trasformazioni e le stratificazioni storiche, nonché delineare quel complesso di conoscenze necessario per definire le misure di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico locale.


Il paesaggio nelle fonti medievali e moderne dell’Archivio di Stato di Piacenza

Anna Riva, Archivio di Stato di Piacenza

La documentazione medioevale e moderna nata con scopi giuridici, amministrativi e fiscali (ad es.
il Registrum Magnum del Comune di Piacenza e gli estimi farnesiani del XVI-XVII secolo) forniscono, per quanto riguarda il settore dei comuni rurali, notizie dettagliate in merito al paesaggio agrario, alla distribuzione della proprietà, alle forme di gestione e sfruttamento del suolo. Questi documenti non rappresentano simbolicamente il territorio come fanno le fonti cartografiche ma lo descrivono accuratamente, più di una mappa. In mancanza di cartografia antica informano sulla tipologia delle abitazioni, sui terreni, sulle colture ma anche sugli orti e sui giardini. Non secondaria è l’importanza di queste fonti per definire, ad esempio, le razze autoctone di suini o bovini. Insomma, pur di difficile lettura anch’esse costituiscono una fonte primaria per la storia del paesaggio.


Paesaggi archeologici, come le testimonianze archeologiche open air influenzano il paesaggio contemporaneo. Casi di studio nel Piacentino

Roberta Conversi archeologo, Soprintendenza ABAP per le province di Parma e Piacenza, responsabile area Patrimonio Archeologico

Le componenti fisiche ed antropiche definiscono il paesaggio dell’antichità come quello contemporaneo, in una dinamica continua di interazioni culturali e ambientali. La conservazione di manufatti archeologici a vista determina in alcuni casi una contaminazione e la caratterizzazione del paesaggio contemporaneo a volte molto efficace, altre non sempre virtuosa. Attraverso alcuni casi emblematici di siti archeologici open air nel piacentino, quali la fornace romana di Bettola, il sito tardoantico medievale di Piana S. Martino a Pianello Val Tidone e il sito di S. Salvatore di Tolla, in comune di Morfasso, si esamineranno le interazioni determinate da scelte di tutela del bene archeologico, contesto storico e naturale che contribuiscono a definire anche alcune caratterizzazioni del paesaggio contemporaneo, dove sono conservate le testimonianze archeologiche a vista.


Nelle terre del Piacenziano

Carlo Francou, direttore del Museo geologico “G. Cortesi”, Castell’Arquato

Il borgo medioevale di Castell’Arquato e la valle dell’Arda rappresentano un ambito territoriale nel quale l’emergenza storico-architettonica e quella ambientale si compenetrano, mettendo in evidenza un paesaggio in grado di testimoniare una storia geologica antica, che ancora oggi affiora grazie alla grande abbondanza di resti fossili. Fu Leonardo da Vinci, alla fine del XV secolo, a cogliere per primo il vero significato di queste antiche testimonianze che ancora oggi interrogano l’uomo contemporaneo. Proprio a lui si deve la più antica citazione dei fossili locali, riportata nel celeberrimo Codice Leicester.

Il visitatore che raggiunge Castell’Arquato dal fondovalle, scorge lungo il viale che affianca la collina del basso paese una bancata di biocalcarenite, testimonianza tangibile di quel braccio di mare che fino a circa 1,2 milioni di anni fa occupava l’attuale Pianura Padana. Su quei sedimenti poggia le proprie fondamenta l’intero borgo medioevale. Diversi edifici, muraglioni, gradini del centro abitato più antico sono stati infatti costruiti utilizzando proprio conci d’arenaria cementata all’interno dei quali si possono vedere chiaramente frammenti di conchiglie fossili.

L’importanza e la grande varietà di esemplari, specialmente per quanto riguarda la malacologia, richiamarono a più riprese l’attenzione di numerosi studiosi già dalla fine del Settecento su queste aree. Allo studioso svizzero Carl Mayer si deve l’istituzione nel 1858 di un piano geologico che prende il nome dalla provincia di Piacenza – il Piacenziano – utilizzato ancora oggi per indicare quelle “argille azzurre” di cui propriola Vald’Arda è la zona più significativa.

Le aree interessate dalle emergenze paleontologiche delle terre del Piacenziano si trovano inserite in un contesto paesaggistico ricco di testimonianze storico-architettoniche tra le quali spiccano il castello di Vigoleno, il già citato borgo di Castell’Arquato e Vigolo Marchese con il suo battistero. A queste località si aggiungono diversi ambiti territoriali dove spicca una produzione vitivinicola di particolare pregio.

Ultimo aggiornamento

28 Febbraio 2024, 17:21