La guerra della nazione: Italia 1915-1918
Piacenza, Palazzo Galli, Salone dei depositanti – 4 dicembre 2010 – (Vai alla pagina di presentazione dell’evento)
Intervento di Gian Paolo Bulla all’inaugurazione della mostra
Signore e signori, esimie autorità, dopo l’anteprima del convegno del 4 novembre u.s. Ragazzi alla Grande Guerra. Identità e sentimento nazionale nella prima generazione di italiani tenutosi nel Palazzo Gotico di Piacenza, ecco il secondo appuntamento delle celebrazioni piacentine per il 150° dell’Unità. L’Archivio di Stato è stato ben contento di aderire all’invito di Aldo Ricci e del Presidente della Banca di Piacenza a partecipare e a collaborare alla realizzazione di questa mostra. L’apparato iconografico su cui essa è imperniata è l’estratto di un vasto corredo che testimonia la volontà di allora, del Governo e del Comando supremo dell’Esercito, di rappresentare il tragico evento bellico in una luce il più possibile neutra, un po’ ovattata, nel contempo rinsaldando la fiducia degli italiani che in quegli anni terribili più volte vacillò. Nondimeno, non è da trascurare l’esplicito intento di documentare le operazioni e le attività svolte al fronte e nelle retrovie.
Accanto al corpo principale rappresentato dai documenti dell’Archivio Centrale dello Stato è stata allestita una sezione “locale”, intitolata ragazzi. Piacentini alla guerra del 1915-1918, articolata in sei piccole sottosezioni, che intende mettere in luce la partecipazione dei piacentini alla guerra. Vediamo cosa viene presentato in questa sezione.
Vediamo cosa viene presentato in questa sezione.
I. I giornali locali. Essa si apre con alcune prime pagine di giornali locali, nei quali in quegli anni si dava conto dell’andamento della campagna di guerra e del coinvolgimento dei piacentini al fronte, con i relativi lutti, e del sostegno prestato da casa.
II. Le fonti per la ricerca sui militari della Prima Guerra Mondiale in Archivio di Stato. Qui abbiamo utilizzata massicciamente, ed è stata esposta per la prima volta, la documentazione militare posseduta, in pratica i ruoli matricolari dei soldati di truppa e dei sottufficiali che il Distretto militare ha ceduto per competenza all’Archivio di Stato. Si tratta di una fonte seriale che generalmente si consulta per finalità personali e non per un’indagine più estesa. Attraverso queste matricole – che riportano anche le caratteristiche fisiche – si ricostruisce la carriera militare degli oltre cinque milioni di italiani (classi dal 1874 al 1899) che furono chiamati alle armi e si possono individuare i deceduti, i feriti, i richiamati, i decorati ecc
III. Storia di Pietro: un soldato al fronte, . Fra tutti questi se ne prende in considerazione uno: il calendaschese Pietro, classe 1895, cavaliere di Vittorio Veneto, uno dei piacentini che ventenne prese parte al conflitto e che, catturato, fu rimpatriato alla fine del 1918.
IV. La guerra ufficiale: la propaganda. Abbiamo aggiunto anche un corredo fotografico e documentario, analogo a quello presentato dall’Archivio Centrale, proveniente dall’Ufficio Provinciale per l’assistenza civile e la propaganda interna di Piacenza (Comitato Pallastrelli) che sorse col compito di sostenere lo sforzo del Paese e prevenire l’insorgere di episodi di disfattismo . Sorse nel dicembre del 1917 e proseguì fino all’inizio del 1919 e al pari di altre associazioni e leghe doveva servire a mobilitare e influenzare un’opinione pubblica piuttosto scettica. Per la prima volta si faceva molto uso delle immagini considerando anche l’alto tasso di analfabetismo; il Comitato fra l’altro riceveva periodicamente da Roma copia delle foto scattate e approvate da distribuire ai comuni della provincia per la diffusione. Ecco perché, nell’insieme di questa corrispondenza con la periferia, presso il Comitato di Piacenza si trova solo una piccola parte (trecento positivi circa) del patrimonio fotografico complessivo che ammontava a qualche migliaio.
VI. La guerra combattuta. Grazie ad altre fonti archivistiche la mostra si arricchisce di carte ed oggetti personali. La maggior parte riguarda un giovane piacentino – Pierino – ferito nel giugno 1916 sull’altopiano di Asiago e deceduto un mese dopo in un ospedale vicentino della Croce Rossa. Prevalendo sull’aspetto più propriamente propagandistico e celebrativo, penso che colpirà e commuoverà la tragica sorte toccata a coloro che persero la vita durante il conflitto, in particolare il destino troncato di Pierino, testimoniato attraverso la corrispondenza sua, degli amici e dei congiunti. Accesa e indiscutibile è la testimonianza del suo amico Beppino che da fervente interventista subito si ricredette diventando “il più grande antimilitarista che ci sia”. V. La guerra ufficiale: le cartoline per le truppe. Dall’archivio conservato dai familiari di Pierino sono state estrapolate anche alcune cartoline utilizzate per la corrispondenza da e per la cd. “zona di guerra”, un vero e proprio strumento – sottoposto alla censura militare – di propaganda interna.
VII: Oggetti di un militare al fronte. Infine, grazie al contributo di alcuni prestatori (ringrazio i Sigg.ri…) viene esposto un certo numero di cimeli quali uniformi e accessori, biciclette e armi. Al pari dei prestatori debbo rivolgere un caloroso ringraziamento alla curatrice della ns. sezione, Anna Riva, e ai colleghi che l’hanno con abnegazione aiutata.
Assieme al lavoro compiuto per questa mostra e al convegno del 4 novembre si è avviato il laboratorio didattico «Ragazzi. Piacentini alla guerra del ’15-‘18». Esso verte sul processo di inclusione/esclusione dei giovani nell’Italia unita, in base al tema storiografico del “fare gli italiani” culminato con la partecipazione giovanile di massa alla Grande Guerra, e prevede percorsi locali di ricerca: sui monumenti e le vie dedicate al Risorgimento, sui combattenti per l’Unità, sugli aspetti della vita sociale nella seconda metà dell’Ottocento. I lavori sfoceranno nella mostra in Palazzo Farnese da inaugurarsi all’inizio del novembre 2011 e nel relativo quaderno-catalogo che si spera di poter realizzare.
La Prima Guerra Mondiale è notoriamente considerata l’ultima guerra risorgimentale ma, pur nella ricorrenza del 150° dell’Unità italiana, questa mostra non vuole essere semplicemente una commemorazione o una celebrazione. Vuole essere piuttosto una riflessione storica sulla particolare natura di una guerra che vide per la prima volta l’impegno e la mobilitazione della Nazione nonostante, bisogna ammetterlo, fosse voluta e sentita per lo più dai vertici politici e industriali e da un irredentismo che nei territori friulani. giuliani, trentini e istriani fu un fenomeno combattivo ma minoritario. La riflessione impone di conoscere senza paraocchi, di guardare alla realtà dei fatti senza retorica o parzialità tenendo conto dei punti di vista di tutti gli attori in campo e di quanto è emerso dall’approfondimento storiografico. Anche questo ritengo sia, soprattutto oggi, “fare gli italiani” ovvero essere italiani: abbiamo bisogno di persone consapevoli e responsabili, che non si fanno indottrinare né condizionare, che sono attivi e partecipi, che non si nascondono o si tirano indietro, che desiderano autenticamente una Patria comune, ricca di contenuti e non di interessi, in cui realizzarsi.
Gli oggetti di un soldato al fronte
Baule con oggetti i Pierino Castagna.
ASPc, Archivio Castagna, Carte Pietro Castagna senior
Due ruote in guerra
La ditta biachi vinse il bando dell’esercito con la bicicletta 1912. Le caratteristiche principali erano: telaio pieghevole del peso di 14 Kg con attacchi e cinghie per il trasporto a spalla; ruote di piccole dimensioni e gomme piene antiforatura; due ammortizzatori sulla ruota anteriore e uno sulla forcella posteriore per compensare la rigidità delle gomme piene; freno anteriore a bacchetta interno al telaio; trasmissione a catena a scatto fisso
Ultimo aggiornamento
1 Giugno 2024, 18:08