La patria a scuola: contributi

Materiali educativi in un Archivio di Stato: dai registri scolastici ai libri di testo passando per molto altro

Piacenza – Università Cattolica 7 aprile 2011Convegni.

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In questa relazione vi sono due parti distinte: nella prima parlerò degli archivi (quelli scolastici) intesi come complessi documentari standard, passibili nella loro sedimentazione di essere o divenire “storici”; nella seconda mi soffermerò su alcuni esempi di materiali (che ho definito “educativi”) tipicamente archivistici oppure eterogenei (una volta si sarebbero detti impropri).

Archivi scolastici e archivi storici

Il titolo di questo convegno è «La Patria a scuola. Editoria scolastica, libri di testo e quaderni di scuola: fonti per lo studio dell’educazione nazionale nell’Italia unita» e le due mostre allestite si intitolano «Patrî quaderni. La propaganda patriottica nelle copertine dei quaderni di scuola tra l’Italia post-risorgimentale e repubblicana». Ebbene, il mio intervento è obliquo o perlomeno indiretto, è quello di un archivista teso a dare conto delle varie fonti, ovvero degli archivi e dei complessi documentari, detenute dall’Archivio di Stato di Piacenza. Non ho la pretesa, e forse nemmeno la competenza, per addentrarmi nei contenuti di tali fonti ai fini di una qualsiasi ricerca, neppure per la ricostruzione o la rievocazione della storia patria risorgimentale. Mi limito ad illustrare i documenti scolastici e in senso lato i materiali educativi che l’Archivio di Stato conserva, sottolineando che, pur di fronte alle continue alterazioni di status e di risorse che colpiscono ogni ente, rappresenta una sicurezza il fatto che si trovino in un sito che dura e durerà nel tempo.

Parlo dunque di archivi in senso stretto. Un Archivio di Stato deve o dovrebbe ricevere i documenti degli uffici dello Stato non più utili all’amministrazione ma solo alla ricerca storica. Sembrerebbe un discorso lineare, ma ormai da parecchi anni, per molti motivi non tutti facilmente comprensibili ai non addetti ai lavori, esso non regge più. Perché? Nel caso specifico degli atti delle scuole statali si possono enucleare i seguenti motivi:

  • a) gli istituti scolastici dal 2000, con la cd. autonomia, non sono più considerati Uffici dello Stato e non più direttamente connessi all’Archivio di Stato provinciale;
  • b) le scuole nella pratica non tengono più in ordine i propri archivi e cercano di ridurre gli spazi, propri o impropri, ad essi riservati;
  • c) gli archivi di Stato in genere non hanno spazi e risorse per sopperire programmaticamente all’insufficienza di cui sopra ovvero per occuparsi di questi uffici statali cessati – ricadenti nella fattispecie dell’art. 41 comma 4 del Codice dei beni culturali – quindi di archivi tutto sommato versabili previa selezione e scarto.

Domandiamoci però di quale natura siano gli atti conservati negli archivi scolastici, quali siano i documenti caratteristici e a cosa possano servire: alla storia dell’educazione, alla storia della scrittura oppure più semplicemente a provare presenze, carriere, istituzioni ecc. ? Indi, proseguendo nel discorso prettamente archivistico qual è la documentazione conservata e sopravvissuta alle dispersioni, all’incuria e all’ignoranza più o meno professa delle regole di conservazione? Molto esemplificando ci troviamo di fronte a:

  1. registri e verbali;
  2. corrispondenza da titolario;
  3. contabilità e inventari dei beni;
  4. fascicoli del personale;
  5. elaborati e prove d’esami.

Complessi documentari di tale fatta non possono essere considerati alla stregua di raccolte o collezioni, sono o dovrebbero essere formazioni omogenee, per altro inscrivibili in un determinato territorio ed esprimenti le specificità di esso.

L’Archivio di Stato attualmente possiede, grazie ad operazioni condotte negli ultimi anni e successive ad un censimento su scala provinciale, archivi di alcune direzioni scolastiche (Istituti Comprensivi) per le scuole elementari e medie di Bobbio, Castell’Arquato, Lugagnano, Pontedell’Olio, Rivergaro, per la scuola media del capoluogo Calvino già Genocchi. Vi sono poi: un consistente nucleo documentario, costituito per la maggior parte da fascicoli personali e contabilità, proveniente dall’ex Provveditorato Scolastico di Piacenza; un carteggio proveniente dall’Ispettorato Scolastico di Piacenza; una raccolta, formata per lo più da quaderni scolastici degli anni Trenta della scuola elementare Giordani. Per quanto riguarda la Giordani, purtroppo, negli anni Ottanta, per il rifacimento di locali, è stato disperso un ingente patrimonio librario e documentario della scuola e del Centro di lettura adiacente e lo stesso archivio appare oggi pesantemente depauperato. Addirittura peggior sorte è toccata, due anni fa, all’archivio dell’Ispettorato Scolastico di Fiorenzuola d’Arda e a parte di quello delle scuole elementari di quel distretto, buttati letteralmente in discarica per ordine dell’amministrazione scolastica.

Torniamo agli archivi elencati e alle loro caratteristiche tipologiche. Nonostante non ci siano mai state disposizioni normative in merito, ma solo circolari interne del Ministero della Pubblica Istruzione mai concordate con l’Amministrazione Archivistica, elaborati e prove d’esame non sono stati conservati se non sporadicamente (1) . Ciò pregiudica il particolare tipo di ricerca attento alla cultura materiale, al vissuto degli studenti, al divenire della lingua scritta che deve avvalersi per forza di altri materiali: librari, giornalistici, iconografici, ecc. Tuttavia, fra gli archivi scolastici posseduti si contano anche delle Prove d’esame delle medie di Bobbio (1950-1996 campioni), Castell’Arquato (1953-1972 campioni), Pontedell’Olio (1954-1990 campioni), Rivergaro (1969-1999 campioni), Lugagnano (1960-1990 tutte). In più qualche prova o accertamento di cultura e qualche elaborato-verifica di anni recenti.

Didattica degli archivi e nell’Archivio

(DIAPO 1) Per censire e valorizzare i documenti di interesse scolastico e formativo posseduti è stata realizzata da Paola Agostinelli e Barbara Spazzapan la Guida agli archivi scolastici nell’Archivio di Stato di Piacenza nell’ambito del progetto Storie di Scuola. La curatrice del progetto Anna Riva afferma che «Lo scopo di questo progetto didattico è promuovere percorsi di ricerca sulla scuola e sulle scuole piacentine a partire dalla documentazione conservata presso l’Archivio di Stato di Piacenza, i plessi scolastici e i comuni della città capoluogo e della provincia». In base a tale assunto la guida prende in considerazione un largo spettro di complessi documentari comprendendo ad esempio anche quelli riguardanti l’edilizia scolastica e i corsi formativi svolti da enti vari.

(DIAPO 2-4) In un archivio generale com’è un Archivio di Stato si possono scovare tracce del mondo della scuola e in generale dell’istruzione e dell’educazione anche in altri fondi archivistici. Si va da quelli pubblici come quelli provinciali, alla categoria sesta Istruzione pubblica, oppure comunali, soprattutto alla categoria nona Pubblica istruzione o Educazione nazionale del titolario storico la quale contempla classi per tutti i gradi di studio (dall’asilo all’università) e per organi e autorità preposti. Proprio in questo ambito si trova qualche esemplare di quaderno o di elaborato grafico proveniente dalle scuole elementari municipali (sec. XIX prima metà). E si possono riscontrare facilmente rimandi all’epopea antica o risorgimentale.

(DIAPO 5-7) Un certo interesse, limitato è ovvio alle élites dei secoli XVIII e XIX e agli allievi della società istruita, è dato dai documenti degli archivi di famiglia relativi a collegi e accademie, con prove di scrittura, appunti ed esercizi, manuali, testi, registri di spesa, ecc. Un altro aspetto, relativo invece ai docenti, pertiene ai frammenti di testi presenti in Manoscritti diversi (Libro di grammatica di Graziadio di Verona o testi della Biblioteca Capitolare di S. Antonino).

(DIAPO 8-10) Oltre ai documenti che costituiscono gli archivi che conosciamo e trattiamo usualmente, a parlare e a testimoniare le vicende dell’istruzione c’è dell’altro: le biblioteche scolastiche ad esempio. Alle elementari di Pontedell’Olio, grazie al dirigente scolastico di allora, abbiamo potuto acquisire un certo numero di volumi fuori consultazione, provenienti da varie sedi di conservazione (Centri di lettura, Patronato, Direzione didattica ecc.). In occasione della manifestazione MiBAC Domenica di carta del 3 ottobre 2010 è stata presentata questa raccolta libraria, formata da 646 esemplari e 547 edizioni, ormai catalogata da Patrizia Anselmi e presente nell’OPAC provinciale.

Proprio a partire dagli strumenti e dai sussidi dismessi che furono acquisiti assieme agli atti d’archivio è stato costituito, con definizione altisonante, il Museo didattico e della didattica. Andando nelle scuole ci si è accorti della possibilità di dotarsi anche di tali materiali fuori uso per documentare il passato e per attivare (ad es. «Alla scuola dei nonni» e «Alla scuola di ieri») o arricchire (ad es. «I misteri della scrittura») i nostri laboratori didattici. Un cenno sull’importanza, oltre che delle carte, delle dotazioni strumentali delle scuole, viene da Simonetta Soldani la quale annota che «sono cominciate ad emergere – al di là delle carte – foto d’epoca, collezioni strumentali e naturalistiche, mobili e attrezzature di laboratorio in disuso, oltre ad una vasta gamma di oggetti prodotti in ambito scolastico» (2). In corso d’opera si è poi aggiunta un’importante donazione di testi e materiali da parte del pedagogista Daniele Novara.

(DIAPO 11-16) Il ns. Museo curato da Elena Stendardi è stato inaugurato nel 2006 in occasione della V Settimana della didattica in archivio e i pezzi sono divisi tematicamente nelle sezioni: Sui banchi di scuola (testi scolastici, fra cui spiccano quelli di Novara, dizionari, eserciziari, quaderni e pagelle dalla fine dell’Ottocento all’ultimo dopoguerra), I sussidi didattici (radio, registratori, proiettori e filmini, giradischi, fotocopiatrici, vetrinette scientifiche ecc.) e Oltre la scuola (oggetti di uso quotidiano del secolo scorso). Di recente si sono aggiunte le preziose apparecchiature per il cinema dei secoli XIX-XX depositate dal collezionista Luciano Narducci. Nel Museo il materiale è designato attraverso due serie inventariali: LB (libri) e Oggetti d’uso (OG).

 Note

1) Claudia Salmini, in Per conservare la memoria della scuola, in La scuola fa la storia, pp. 71-76, sottolinea come le scuole agiscano esattamente come ogni altro ufficio dello stato, custodendo quando va bene i registri di protocollo, il carteggio amministrativo e contabile, le circolari, gli inventari dei beni mobili e i timbri, i registri scolastici disfacendosi invece di tutta quella documentazione ritenuta più effimera. Aggiunge poi che «la didattica, peculiare funzione svolta dalle scuole, si scolora dietro l’attività di segreteria … si conserva la memoria dell’istituzione piuttosto che quella dell’istruzione».

2) S. Soldani, Andar per scuole: archivi da conoscere, archivi da salvare, in Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza, Memorie di scuola. Indagine sul patrimonio archivistico delle scuole di Roma e del Lazio, Franco Angeli, Milano, 2007, p. 13-14.

Ultimo aggiornamento

1 Giugno 2024, 18:08